Scheda
libro a cura di Fulvia Geraciti
Questo
libro l’opera prima di M.P.Veladiano. Ha vinto il premio
Calvino 2010 e si e’ classificato al secondo posto al Premio
Strega 2011, e presto diventera’ un film.
Il
regista Mario Bellocchio molto colpito dalle tematiche del
romanzo, ne ha acquistato i diritti cinematografici.
E’
la storia di Rebecca, figlia di un medico, nata molto brutta la
cui madre dopo il parto non l’ha mai presa in braccio e si
chiusa in se stessa, consumando i suoi giorni in una stanza. Suo
padre ha lasciato che questo accadesse. A prendersi cura di lei
la zia Erminia, sorella gemella del padre, il cui affetto
nasconde qualcosa di tremendo.
E’
innamoratissima del fratello e amante della musica, sara’ lei
che scoprira’ il talento di Rebecca, dalle mani perfette, per
il pianoforte e la fara’ seguire da un insegnante, figlio
della\ signora De Lellis che salvera’ Rebecca da una vita di
reclusione. Sara’ proprio lei a spiegare a Rebecca il dolore
della madre, morta suicida, e ad offrirle la grazia di una vita
possibile. Soltanto la tata Maddalena e la grassa compagna
Lucilla sanno amare veramente Rebecca.
Con
uno stile personale e descrittivo, una narrazione grintosa, una
scrittura limpida e colta, una lingua raffinatissima, con
personaggi buffi e veri, con la levita’ di una favola. Maria
Pia Veladiano racconta la crudelta’ della natura, la fragilit�
che puo’ diventare odio, la forza delle passione e del talento.
E’ la storia di una donna abituata a esistere sempre in punta
di piedi, sul ciglio estremo del mondo .
E’
la nostra inettitudine alla vita da cui solo le passioni
possono riscattarci.
Non
esistono personaggi, luoghi, descrizioni aggettivi che non
abbiano una perfetta collocazione, un perche’ all’interno del
romanzo.
La
storia scorre sullo sfondo della Vicenza del Palladio, con i suoi
due fiumi, il Rettone e il Bacchiglione, la santa�citt� dei
preti e delle monache.
Maria
Pia Veladiano, scrivendo, trasforma la vita accanto della giovane
protagonista in vita reale.
Rebecca
e’ una bambina straordinariamente brutta e quindi afflitta da
un terribile debito d’origine che la pone nella condizione di
non avere il diritto di chiedere niente piu’ dell’affetto
miracoloso. Soltanto il padre e zia Erminia riescono a nutrire
affetto per lei. E’ una storia percorsa da un flusso di forti
emozioni; tocca sia la sfera psicologica che la pi� immediata
realta' quotidiana caratterizzata dalla presenza di molte
problematiche (discriminazione, emarginazione, falso buonismo,
malattia mentale, suicidio).
Per
la scrittrice la storia di Rebecca nasce dall’aver capito, per
i molti anni di insegnamento, quanto e come i ragazzi
percepiscono se stessi con grande insicurezza. Persone bellissime
che si vedono brutte, con un corpo che deve essere sempre
migliorato. E’ una storia di marginalita’ legata all’aspetto
fisico, particolarmente crudele, oggi, perche’ c�� un
canone di bellezza, nel quale pochissimi rientrano.
Per
meta’ del libro Rebecca si chiede: chi sono io? Nell’altra
meta’ scopre di essere qualcosa: l’amica, l’allieva, una
donna che vale. Ce’ un mondo attorno a Rebecca che la
riconosce.
La
vita accanto e’ quella a cui puo’, da un lato, essere
condannato chi fingiamo di non vedere. Nella nostra vita fingiamo
di non vedere parecchie persone. Abbiamo tante vite davanti a noi
che dobbiamo vedere, ma noi stessi siamo vite accanto se non
sappiamo metterci nel flusso giusto della vita.
Rebecca
scopre che il mondo esterno e’ brutto e il riconoscimento di
questo mondo esterno l’errore sta fuori di lei e non dentro di
lei. Rebecca lo scopre grazie a persone che glielo sanno dire e
che le restituiscono la possibilita’ di esistere.
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